martedì 14 luglio 2015

Brevi appunti sul bilancio consolidato 2014 di Deutsche Bank.



Luca Marotta


Nel sito della Borsa di Francoforte Deutsche Bank è definita come “una banca universale leader a livello mondiale”. Le sue attività comprendono una vasta gamma di prodotti e servizi nel settore bancario degli investimenti, corporate e retail, nonché in attività e gestione patrimoniale. Il Gruppo opera in tutte le regioni del mondo. Deutsche Bank è leader nel mercato interno tedesco e gode di una posizione di rilievo in Europa. Deutsche Bank ha anche una posizione competitiva forte in Nord America e nei mercati emergenti, in particolare in Asia.

L’attività di Deutsche Bank si articola in cinque divisioni aziendali: Corporate Banking & Securities (CB&S), Global Transaction Banking (GTB), Asset & Wealth Management (AWM), Private & Business Clients (PBC) e Non-Core Operations Unit (NCOU).

Uno dei primi dati, ben messo in evidenza, nell’ Annual Review 2014 di Deutsche Bank, è che l’utile prima delle tasse è di 3,1 miliardi di Euro, e che è superiore di 1,6 miliardi rispetto al 2013.
Il risultato prima delle imposte (IBIT) della gestione “Core Bank”, nel 2014, è stato di 6 miliardi di Euro, in aumento di 1.1 miliardi rispetto al 2013. I ricavi netti, con esclusione delle svalutazioni per perdite su crediti, sono stati pari a circa 32 miliardi di Euro e risultano sostanzialmente stabili rispetto al precedente esercizio. Il record fu registrato nel 2012, con 33,7 miliardi di Euro.



Il margine di interesse, relativo al 2014, è positivo per 14,27 miliardi di Euro. Nel 2013 il margine di interesse è stato migliore, perché pari a 14,8 miliardi di Euro.
Il netto prevalere di tale fonte di reddito, come fonte principale, era la caratteristica distintiva della banca tradizionale rispetto a quella universale. La banca tradizionale si limitava a remunerare i depositi dei  risparmiatori, pagando i relativi interessi, e incassava gli interessi sui capitali prestati ai clienti, che corrispondevano alle imprese produttive o a privati che necessitavano di prestiti per acquistare beni come la casa. Questa attività era definita come intermediazione bancaria tradizionale. Tale modello ha ormai ceduto il passo ad altri modelli e i conti economici delle banche evidenziano l’aumento di peso percentuale dei ricavi indiretti rispetto a quello dei ricavi diretti. Il grafico mostra l’evoluzione dei ricavi netti “interest” e “Noninterest” di Deutsche Bank dal 2007 al 2014.


Nel 2014, l’accantonamento per perdite su crediti, pari a 1,1 miliardi di Euro, riduce il margine di interesse netto a 13,1 miliardi di Euro; mentre, nel 2013 era pari a 12,7 miliardi, a causa di un maggior accantonamento per perdite su crediti.

Dal bilancio consolidato 2014 di Deutsche Bank, emerge che il reddito non legato agli interessi, ma alle atre attività svolte dalla banca, è stato positivo per 17,68 miliardi di Euro. Nel 2013, tale risultato è stato inferiore di 595 milioni di Euro. Tra le componenti reddituali che incidono di più col 70,2%, emergono le commissioni con 12,4 miliardi di Euro.
Nel 2008, con 1,16 miliardi di Euro, e nel 2010, con 12,98 miliardi di Euro il margine “non-intrest” risultò inferiore al margine netto degli interessi. In particolare, nel 2008, furono registrate perdite per 9,99 miliardi di Euro sulla valutazione al fair value di attività e passività finanziarie.

Il totale delle spese operative non dovute agli interessi è pari a 27,7 miliardi di Euro e segnano un calo del 2%. Infatti, nel 2013, tali spese erano pari a 28,4 miliardi di Euro. Il costo del personale, in senso stretto, è aumentato da 12,33 miliardi di Euro a 12,51 miliardi di Euro.

Il risultato prima delle imposte è positivo per 3,1 miliardi di Euro (€ 1,45 miliardi nel 2013).

Le imposte risultano pari a 1,4 miliardi di Euro (nel 2013: 775 milioni di Euro)

L’utile al lordo delle interessenze di terzi è pari a 1,69 miliardi di Euro, circa un miliardo di Euro in più rispetto al 2013.
Il record di utile netto realizzato fu nel 2007, prima della crisi mondiale, con 6,5 miliardi di Euro. Nel 2008, anno di inizio della crisi mondiale, fu realizzata una perdita importante per 3,9 miliardi di Euro.

Lo Stato Patrimoniale.

Il totale dell’attivo aumenta del 6%, da 1.611 miliardi di Euro a 1.708 miliardi di Euro.

Nell’attivo è presente l’importo positivo relativo alla rilevazione del valore di mercato di strumenti finanziari derivati per 630 miliardi di Euro (504,6 miliardi nel 2013). L’incidenza di tale importo sul totale dell’attivo è del 36,9%.
Nel passivo è presente l’importo negativo relativo alla rilevazione del valore di mercato di strumenti finanziari derivati per 610 miliardi di Euro (483,4 miliardi nel 2013). L’incidenza di tale importo sul totale delle ‘Liabilities’ è del 37,3%.

I crediti per prestiti effettuati aumentano del 7.7%, a 405,6 miliardi di Euro ed incidono per il 23,7% sul totale dell’attivo.

L’incidenza dei debiti per depositi, pari a 532,9 miliardi di Euro, sulle ‘Liabilities’ è pari al 32,6%.



Il Patrimonio Netto, al lordo delle interessenze di terzi, aumenta di 18,25 miliardi di Euro, da 54,96 miliardi di Euro a 73,22 miliardi di Euro. Il Patrimonio Netto, al netto delle interessenze di terzi, (“Shareholders’equity”) ammonta a 68,4 miliardi di Euro (€ 54,7 miliardi nel 2013).

L’esposizione sui Derivati.

L’esposizione lorda per derivati è di circa 52 trilioni di Euro, precisamente 52.002 miliardi di Euro.
Nel 2013 era di circa 54,65 trilioni di Euro.



Inoltre, è specificato che l’esposizione per OTC (Over The Counter), regolati attraverso controparti centrali, al 31.12.2013, era di 12,5 trilioni di Euro. Gli OTC in genere riguardano dei prodotti derivati privi degli elementi standard definiti dalle Autorità di Mercato e con delle caratteristiche sovente decise dalle banche, in modo unilaterale.

L’esposizione al rischio del Debito Sovrano.

L’analisi dell’esposizione al rischio del Debito Sovrano, evidenzia che al 31.12.2010 Deutsche Bank era esposta nei confronti dello Stato Italiano per circa 8 miliardi di Euro, con la Spagna per circa 2,28 miliardi di Euro e con la Grecia per 1,6 miliardi di Euro.



Al 31.12.2011, l’esposizione verso gli “Stati a rischio dell’area Euro” si riduce del 65,6%. Deutsche Bank era esposta nei confronti dello Stato Italiano per circa 1,8 miliardi di Euro, con la Spagna per circa 1,32 miliardi di Euro e con la Grecia per 448 milioni di Euro.



La drastica riduzione dell’esposizione al rischio Italia da parte di Deutsche Bank è individuata, secondo una tesi, come una delle cause dell’impennata dello spread italiano ai tempi del governo Berlusconi e del suo avvicendamento col governo Monti.
In effetti, la riduzione dell’esposizione lorda verso lo Stato Italiano, fu del 77,4%, nettamente superiore alla media. Per la Spagna fu solo del 42,1%.



Al 31.12.2012, l’esposizione verso gli Stati a rischio dell’area Euro aumenta a 5,9 miliardi. Deutsche Bank era esposta nei confronti dello Stato Italiano per circa 3 miliardi di Euro, con la Spagna per circa 1,65 miliardi di Euro e con la Grecia per 40 milioni di Euro.

La situazione al 31.03.2015 evidenzia un’esposizione lorda complessiva verso gli Stati a rischio dell’area Euro per 6,25 miliardi di Euro. L’esposizione lorda verso il debito sovrano dell’Italia è di 5,5 miliardi di Euro. Praticamente, il debito sovrano dell’Italia è quello cui è maggiormente esposta Deutsche Bank nell’ambito dell’esposizione complessiva verso gli Stati a rischio dell’area Euro. Precisamente, l’88,66%.



ALCUNI INDICATORI GESTIONALI.

Indicatori di efficienza.

Gli indicatori di efficienza, danno informazioni sulla capacità della banca di trovare il giusto equilibrio tra costi e ricavi.
Uno dei principali “ratios” è il “cost/income”.
Il “Cost / income ratio”, dato dal rapporto tra spese operative “non-interest” e margine degli interessi prima delle svalutazioni più margine “non-interest”, è pari all’86.7 %, nel 2013 era pari all’89.0 %. Nel 2007 tale rapporto era molto più basso, perché pari a 69,6%, ma nel 2008, anno di inizio della crisi mondiale era addirittura pari al 134,3%.



Compensation ratio.

I costi per “compensation and benefits” (remunerazioni e benefits), pari a 12,51 miliardi di Euro, e corrispondenti all’incirca al costo del personale, incidono sul margine di interesse, prima delle svalutazioni per perdite, più il margine “non-interest”, per il 39,2%. Nel 2013, incidevano per il 38,6%. Nel 2008, raggiunsero un’incidenza del 70,6%.

Noncompensation Ratio

Il “Noncompensation ratio” fornisce indicazioni circa il peso delle “noninterest expenses”, senza compensi e benefit, sul totale del margine di interesse prima delle svalutazioni per perdite su crediti aumentato del “noninterest income”.

Nel 2014 il Noncompensation ratio è pari a 47,5 % (50,3 % nel 2013).

Indicatori di redditività.

Gli indicatori di redditività, forniscono informazioni circa la capacità dell’azienda di generare reddito.

Il ROE (Return on Equity), ossia risultato economico su patrimonio netto, che misura la redditività del patrimonio investito, utilizzabile, oltre che per fare confronti con altre banche, anche per fare confronti con investimenti alternativi.
Nel 2014, il rapporto tra risultato prima delle imposte e la media tra inizio e fine periodo del  patrimonio netto, senza interessenze di terzi, è stato del 5,0 % (2,6 % nel 2013).
Invece, il rapporto tra risultato netto e la media tra inizio e fine periodo del  patrimonio netto, senza interessenze di terzi, è stato del 2,7 % (1,2 % nel 2013).

Indicatori di solvibilità.

Gli indicatori di solvibilità, evidenziano sia la rischiosità degli impieghi sia la capacità del patrimonio di coprire i rischi.

Il parametro più utilizzato per valutare la solidità di una banca è il “Cet 1 ratio”, ossia il rapporto tra Cet 1 (Common Equity Tier 1, per semplificare: il capitale ordinario versato) e le attività ponderate per il rischio. Le attività ponderate per il rischio, o Risk-Weighted Assets (RWA), rappresentano la sintesi dei principali fattori di rischio riconducibili a una data attività finanziaria.
Secondo le norme della Bce, il “Cet 1 ratio” deve essere superiore all'8%.
Nel caso del bilancio 2014 della Deutsche Bank, il “Common Equity Tier 1 capital ratio”, in base alla disciplina transitoria “CRR/CRD IV” (Capital Requirements Regulation/Capital Requirements Directive IV), è pari al 15,2 % (12,8 % nel 2013). In tal caso, il Common Equity Tier 1 considerato è pari a 59,6 miliardi di Euro e le attività ponderate per il rischio sono pari a 396,4 miliardi di Euro.
Il Common Equity Tier 1 capital ratio, in base alla disciplina integrale “CRR/CRD IV”, è pari all’11,7 % (12,8 % nel 2013). In tal caso, il Common Equity Tier 1 considerato è pari a 45,5 miliardi di Euro e le attività ponderate per il rischio sono pari a 396,4 miliardi di Euro.

Leverage ratio

La leva finanziaria nel settore bancario è definita rapportando il capitale netto della banca con il totale delle attività. La leva finanziaria è un indice importante, perché fornisce indicazioni sull’uso di capitali propri. Il rischio quando la leva è eccessiva è che una svalutazione di parti dell'attivo - titoli, ma anche di derivati - comporti un'erosione del patrimonio.

Nel caso di Deutsche Bank, il Leverage Ratio è pari al 3,5%, usando la definizione integrale di “Tier 1 capital” della normativa “CRR/CRD IV”. Gli Amministratori di Deutsch Bank hanno evidenziato che hanno ridotto l’esposizione di leva in modo significativo, anche grazie all'emissione di nuovo capitale. L’obiettivo è quello di mantenere il 3,5% anche per il 2015.
Il numeratore utilizzato per il calcolo “Tier 1 capital fully loaded”          è pari a 50,7 miliardi di Euro e il denominatore “Total Exposures” è pari a 1.445 miliardi di Euro. Il denominatore deriva dal rischio netto per l’esposizione da derivativi, pari a 358 miliardi di Euro; dal totale dell’esposizione per transazioni finanziarie garantite per 152 miliardi di Euro; dal totale delle esposizioni  fuori bilancio per 127 miliardi di Euro e da altre attività per 827 miliardi di Euro.

L’Andamento in Borsa.

Il prezzo di chiusura delle azioni quotate, alla fine del 2014, è stato di € 24,99 (€ 33,07 nel 2013).
Il prezzo più alto registrato nel 2014, è stato di € 38,15 (€ 36,94 nel 2013).
Il prezzo più basso registrato nel 2014, è stato di € 22,66 (€ 28,05 nel 2013).

Dal sito della Borsa di Francoforte emerge che il 13.07.2015 la quotazione ha chiuso a 29,48 Euro (Xetra), segnando una capitalizzazione di borsa per 40,65 miliardi. Il numero delle azioni è di 1,38 miliardi. L’ultimo dividendo pagato il 22.05.2015, è stato di 0,75 per azione, pari a 765 milioni di Euro complessivi.
Tra gli azionisti figurano anche: BlackRock Inc. col 6.12%  e Paramount Services Holdings Ltd. 5.83%.

Il Rating


Il Long-term rating di Deutsche Bank, per  Moody’s Investors Service è A3, per Standard & Poor’s è A e per Fitch Ratings è A+.

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