venerdì 27 febbraio 2015

Il Player Trading della Serie A 2013/14.



Luca Marotta


Nello schema di bilancio dei club inglesi, la gestione economica legata ai trasferimenti dei calciatori viene evidenziata separatamente, al fine di valutare se l'attività di “Player Trading”, riesca a coprire il costo annuale dei cartellini dei calciatori, rappresentati dagli ammortamenti dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori stessi. Quindi, come attività di “Player Trading” si può considerare l’attività legata all’acquisto e alla cessione di calciatori, che dal punto di vista economico produce plusvalenze e/o minusvalenze, ricavi e/o costi per prestiti oltre ad altri ricavi e oneri accessori. Pertanto, obiettivo del Player Trading è quello di far fronte al costo degli ammortamenti della rosa calciatori, una specie di “autofinanziamento” dei diritti pluriennali.
Per quanto riguarda la peculiarità dei bilanci della Serie A italiana, è opportuno far rientrare nel conteggio i proventi e gli oneri da compartecipazione ex articolo 102 bis NOIF. Il meccanismo della compartecipazione al momento della risoluzione della stessa può genere proventi oppure oneri di natura finanziaria, a seconda dell’importo della risoluzione. Tale caratteristica dei bilanci della Serie A, verrà meno dalla stagione sportiva 2015/16.
I limiti dei risultati che saranno oggetto di commento, sono rappresentati dal fatto che i dati non sono omogenei. Infatti, alcune società terminano l’esercizio il 31 dicembre e altre società il 30 giugno. Alcuni bilanci si riferiscono da una parte della stagione sportiva disputata in Serie A e altri ad una parte della stagione sportiva disputata in Serie B. Infine, le tre società quotate in borsa applicano i principi contabili internazionali e le altre i principi contabili nazionali.

La “Teledipendenza” del calcio italiano, i ricavi da gare trascurabili, la presenza di ricavi commerciali che al confronto degli altri club europei sono “poca cosa”, determinano l’importanza dell’attività del Player Trading, che tuttavia a livello sistemico, per il 2013/14, ha fallito di poco il suo obiettivo, perché non è riuscita a coprire del tutto i costi annuali dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori.

In sintesi, gli ammortamenti pari a € 425,8 milioni, hanno prevalso di 11,7 milioni sul risultato netto della gestione economica dei diritti dei calciatori, pari a € 414,1 milioni.

I Proventi da gestione diritti calciatori

I componenti economici positivi sono: le plusvalenze, i ricavi da cessione temporanea, gli altri ricavi derivanti dalla gestione economica dei calciatori, i proventi da compartecipazione ex art. 102 bis delle NOIF.


Il totale complessivo di tutta la Serie A, per quanto riguarda la classifica dei Proventi da gestione diritti calciatori derivante dal Trasferimento dei Calciatori, ammonta a € 578,4 milioni. Le plusvalenze totali sono state pari a € 424 milioni. I ricavi da cessioni temporanee calciatori compresi gli altri proventi ammontano complessivamente a € 87,9 milioni. I proventi da compartecipazione ex art. 102 bis delle NOIF sono stati pari a circa € 66 milioni.
Al primo posto, per quanto riguarda la classifica dei Proventi da gestione diritti calciatori derivanti dalle operazioni di trasferimento, troviamo il Napoli con 72,7 milioni, seguito dal Parma con € 66,8 milioni, la Roma con 59,1 milioni e il Genoa con 54,6 milioni, però con un dato riferito all’anno solare 2013. Al quinto posto si trova l’Udinese con € 45,7 milioni. Il sesto posto è occupato dalla Fiorentina con € 41,1 milioni, con il dato dell’anno solare 2013, che beneficia della plusvalenza di Jovetic (Manchester City) per € 22.089.218, seguita da quella di Ljajic (Roma) per € 9.661.080.

Il Napoli, si trova al primo posto perché ha beneficiato della plusvalenza di Cavani, che è stata pari a 64.399.084,00 e rappresentava da sola il 27,2% del valore della produzione 2013/14 del Napoli.
La Roma occupa il terzo posto grazie alle plusvalenze di Aoas Correas (Marquinhos) per € 27.470.000, ceduto al PSG per € 31.451.000; Lamela per € 15.284.000, ceduto al Tottenham per € 27.175.000; Osvaldo per € 5.272.000, ceduto al Southampton per € 15.116.000; Bradley per € 5.003.000, ceduto per € 7.308.000.
Occorre dire che il risultato del Parma beneficia di un calciatore prima venduto e poi riacquistato, infatti, l’importo maggiore delle plusvalenze riguarda Belfodil per € 9.159.375, ceduto all’Inter per € 11,5 milioni e riacquistato per lo stesso prezzo a fine stagione.

Il Parma occupa il primo posto sia per i proventi da compartecipazione ex art. 102 bis NOIF, pari a € 18,6 milioni. Per i proventi da compartecipazione l’Udinese si colloca al secondo posto con € 11,8 milioni e il Genoa al terzo posto con € 9,4 milioni.

La Juventus, rispetto ad altri anni registra un miglioramento nella classifica occupando il settimo posto. Gli ultimi proventi registrati nel 2013/14 hanno riguardato la cessione di Immobile e Zaza e sono stati importanti a fini della classifica.
Sampdoria, Milan, Lazio e Bologna hanno superato la soglia dei 20 milioni di Euro di ricavi derivanti dalla gestione economica dei trasferimenti dei calciatori.

Gli Oneri da gestione diritti calciatori

I componenti economici negativi comprendono: le minusvalenze, gli oneri da cessione temporanea, gli altri oneri da gestione calciatori e gli oneri da compartecipazione ex art. 102 bis NOIF. Nel 2013/14, per la Serie A, tali componenti negativi di reddito ammontano complessivamente a 164,2 milioni di Euro.



Le minusvalenze complessive sono state pari a € 44,6 milioni e gli oneri da acquisizioni temporanee calciatori, compresi gli altri oneri, ammontano complessivamente a € 63,5 milioni. Gli oneri da compartecipazione ex art. 102 bis delle NOIF sono pari a € 56,2 milioni.
Al primo posto, per quanto riguarda la classifica degli Oneri da gestione diritti calciatori derivanti dalle operazioni di trasferimento, si trova la Roma con 28,3 milioni di Euro. Il Genoa occupa il secondo posto con € 27,4 milioni, con dati riguardanti l’anno solare 2013, seguito dal Parma con 26,9 milioni di Euro e dall’Udinese con € 25,6 milioni. Il Napoli è quinto con € 9,5 milioni di Euro.
Non a caso le prime cinque squadre classificate ai primi posti nella classifica dei proventi, risultano prime nella classifica degli oneri, ma il Napoli da primo diventa quinto, ciò sta a significare che ha beneficiato maggiormente dei ricavi rispetto alle altre squadre.

In ogni caso, tale dato sta a significare che esiste una componente di rischio nel Player Trading, legata alla movimentazione dei calciatori, che in alcuni casi non determina i risultati sperati. Oppure in alcuni casi si opera con la “Legge dei Grandi Numeri”.

In tale classifica la Juventus occupa l’undicesimo posto con 3,8 milioni di Euro e la maggior parte riguarda gli Oneri accessori su diritti pluriennali calciatori non capitalizzati, pari a € 2.995.000, di cui 1,5 milioni di Euro per Pogba.
Come nella precedente classifica, il club che ha registrato minori oneri è la Lazio.

Da notare che per quanto riguarda gli oneri da compartecipazione il Parma occupa il primo posto con 16,7 milioni di Euro e l’Udinese il secondo posto con 15,5 milioni di Euro.
La Roma ha speso molto per l’acquisto temporaneo di calciatori e gli altri oneri della gestione. In particolare, gli Altri oneri della gestione calciatori, pari a 14,1 milioni di euro, sono relativi a bonus riconosciuti in relazione ai contratti di cessione di diritti alle prestazioni sportive di calciatori e si compongono, per 5.7 milioni di euro, di bonus a società di calcio ed intermediari sportivi, e, per 8,5 milioni di euro, da commissioni riconosciute ad intermediari sportivi.

La Gestione Operativa Netta Trasferimento Calciatori.

La Gestione Operativa Netta derivante dal Trasferimento dei Calciatori è determinata dalla differenza tra i componenti economici positivi e componenti economici negativi e risulta positiva per € 409,9 milioni.



Al primo posto, per quanto riguarda la classifica della Gestione Operativa Netta derivante dal Trasferimento dei Calciatori, troviamoli Napoli con un risultato positivo di 63,2 milioni di Euro.
Al secondo posto troviamo il Parma con 39,8 milioni di Euro. La Fiorentina occupa il terzo posto con 36,2 milioni di Euro e al quarto posto si piazza la Juventus con 32,6 milioni di Euro che supera la Roma, nonostante le maxi plusvalenze di quest’ultima.
Genoa, Lazio e Sampdoria superano la soglia dei 20 milioni di Euro.
Meno brillante, rispetto agli altri anni è il risultato dell’Udinese, al nono posto, con un risultato positivo di circa € 20,9 milioni, che si colloca avanti al Bologna e al Milan.

Gli ammortamenti.

Gli ammortamenti rappresentano il costo annuale del cartellino dei calciatori, che in genere viene ripartito per la durata del contratto.
A livello sistemico la Serie A registra un ammontare complessivo di ammortamenti pari a circa 443,6 milioni di Euro.
In linea teorica ai primi posti dovremmo trovare i grandi club, che hanno una rosa di campioni con un valore contabile notevole.
In effetti, in tale classifica, ai primi quattro posti ritroviamo: l’Inter con € 66,7 milioni, il Napoli con € 59,3 milioni, la Juve con € 50,8 milioni e il Milan con € 40,7 milioni (anno solare 2013). Subito dopo a ridosso delle prime tre grandi, al quinto posto, per ammontare complessivo di ammortamenti, troviamo il Genoa con 32,8 milioni di Euro.
Occorre dire che il Napoli è penalizzato dall’applicazione delle aliquote di ammortamento decrescenti, ma ha pur sempre una rosa calciatori importanti e che è costata molto, si pensi a Higuain.
Agli ultimi posti, invece, risultano presenti squadre “penalizzate” in parte dall’effetto serie B, come Sassuolo e Livorno.
Hellas Verona occupa il penultimo posto con 3,2 milioni di Euro. Da notare che il Catania, nell’anno in cui ha registrato maggiori ammortamenti rispetto agli altri club è retrocesso.



Il risultato del Player Trading

Il risultato del Player Trading a livello sistemico è negativo per € 29,5 milioni. Tale dato sta a significare che la Serie A non riesce a coprire i costi annuali dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori con il risultato netto della gestione economica dei diritti stessi.



La classifica del Player trading vede il Parma al primo posto con € 17,5 milioni, ovviamente anche grazie alla plusvalenza di Belfodil, successivamente riacquistato. Infatti, tale risultato è fortemente condizionato dalla plusvalenza di 9,1 milioni di Euro derivante dalla cessione di Belfodil all’Inter, successivamente riacquistato allo stesso prezzo di cessione iniziale.

Al terzo posto si colloca la Lazio con € 15,5 milioni di risultato positivo.
Anche sul secondo posto della Lazio si potrebbe obiettare la considerazione che nel prospetto della Rosa dei calciatori, al 30.06.2014, Zarate figura con un valore contabile residuo di € 4.043.318,73 e con zero anni residui di contratto. Evidentemente l’ammortamento di Zarate è stato sospeso.

La Roma con un risultato positivo di € 2,9 milioni è undicesima, ma forse sarebbe piazzata meglio senza gli effetti delle considerazioni fatte in precedenza. 

La Sampdoria è seconda con circa 10 milioni di Euro. Il Napoli è ottavo con 3,8 milioni di Euro, penalizzato dall’impennata degli ammortamenti dovuti agli investimenti effettuati per riutilizzare i proventi di Cavani, e anche all’applicazione delle aliquote di ammortamento decrescenti.
Ben 7 club presentano un risultato negativo, tra cui: Livorno, Torino, Cagliari, Genoa, Juventus, Milan e Inter. La Juventus è diciottesima con un risultato negativo di € 18,2 milioni. Il Milan e penultimo con un risultato negativo di € 21,9 milioni. L’ultimo posto è occupato dall’Inter , con un risultato negativo di 55,1 milioni.
Il 2013/14 non è stato un buon anno per l’Udinese, che occupa il quinto posto. Il non eccellente risultato del player trading, rispetto agli anni precedenti, ha contribuito alla evidenziazione nel bilancio 2013/14, di una perdita per € 12,1 milioni. Negli anni precedenti, il risultato dell’attività di player trading è stato fondamentale per l’evidenziazione dell’ utile.

Conclusioni.

L’attività di player trading esercita i suoi effetti positivi, soprattutto quando le plusvalenze derivano da cessioni “reali” e non derivino da “scambi” alla pari di gruppi di calciatori, perché in quest’ultimo caso si genera solamente volume, senza benefici in termini di flussi finanziari reali. Spesso capita, che una frenetica attività di player trading, ispirata dalla “legge dei grandi numeri”, possa esplicare effetti negativi sul bilancio, soprattutto in caso di andamento sportivo non esaltante, perché, per quei calciatori acquistati nella speranza di realizzare una plusvalenza e che, purtroppo, non si è riusciti a vendere, si corre il rischio dell’aumento del costo degli ammortamenti e del volume degli ingaggi da pagare.

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